Vi trovate nella splendida Valle di Susa o siete solo desiderosi di raggiungere questo luogo incantevole e autentico? Volete sapere cosa fare in 2 settimane in Val Susa d’estate? Siete nel posto giusto! In questo itinerario della Valle di Susa in 14 giorni vi portiamo...
Percorrendo la Strada Reale della Val Cenischia si arriva ad uno dei luoghi più attraversati nella storia europea: il Moncenisio, crocevia di eserciti, pellegrini e viaggiatori.
Minuscolo villaggio al di là del confine francese a 2083 metri di quota il Moncenisio è meta privilegiata di appassionati di 2 ruote e amanti del plein air.
La sua storia millenaria, la fauna e la flora con paesaggio a tratti lunare, le rocce variopinte coperte da licheni, le fortificazioni, il lago con le sue insenature, e i tornanti della Gran Scala con gli antichi guard-rail in pietra rendono il Moncenisio una gioia per gli occhi e appagano lo spirito.
La mappa: Moncenisio (TO)
Nella mappa qui sotto abbiamo indicato i punti di interesse storici in marrone, quelli naturali in verde e gli itinerari naturalistici in azzurro.
Un po’ di storia
L’intera area del Moncenisio è di immensa rilevanza storica ed è oggi zona protetta.
Per lungo tempo si è ritenuto che nel 218 a.c. Annibale fosse giunto dalla Francia all’Italia passandro dal Colle del Piccolo Moncenisio e dal Colle Clapier, ad ovest dell’attuale Colle del Moncenisio.
In realtà, sebbene non ve ne sia la certezza, sembra che il condottiero abbia utilizzato il Colle dell’Autaret, che collega le Valli di Lanzo con l’Haute Maurienne.
Con assoluta certezza il valico fu invece attraversato da Pipino il Breve nel 754, da Carlo Magno, da Enrico IV nel 1076 e da Federico Barbarossa.
La Via Francigena

Tra i secoli XI e XIII la pratica del pellegrinaggio assunse sempre più importanza. Iportantissimi luoghi della Cristianità erano il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la tomba di San Giacomo a Santiago di Compostela e le tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma.
Una serie di percorsi, detti Vie Romee, dall’Europa occidentale conducevano nel Sud Europa fino a Roma per proseguire verso la Puglia, dove vi erano i porti d’imbarco per la Terrasanta, altra meta di pellegrini e crociati.
La Via Francigena è parte di questi percorsi e diventò lo snodo centrale delle grandi vie della fede.
I pellegrini provenienti dal nord la percorrevano per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso il porto di Brindisi.
Viceversa i pellegrini italiani diretti a Santiago la percorrevano verso nord, per arrivare a Luni, dove s’imbarcavano verso i porti francesi.
Il percorso primitivo, prevedeva l’ingresso in territorio italico dal Colle del Gran San Bernardo, da dove si scendeva in Valle d’Aosta, poi a Ivrea, quindi a Vercelli.
Una testimonianza scritta del 1273, l’Iter de Londino in Terram Sanctam cita però un secondo percorso, che entra in Italia proprio dal Moncenisio, percorrendo la Val di Susa per poi convergere verso Vercelli, affermando che nel XII secolo questo percorso era prevalente rispetto a quello tradizionale.
Nel XVI secolo il passo divenne Via Francigena, di primaria importanza per i rapporti commerciali tra Italia e Francia.
La Carrozzabile di Napoleone I
Dal 1803 al 1811 venne costruita per ordine di Napoleone I Bonaparte la Strada Napoleonica che tagliò fuori il paese e rese inutile il servizio offerto dalle guide e dai portatori.
Sotto la direzione degli ingegneri Derrien e Ducasse venne realizzata la grande strada di collegamento internazionale ancora oggi esistente tra Susa e San Giovanni di Moriana.
Si trattava di infrastrutture importanti per lo spostamento veloce degli eserciti e nel 1859 per le Guerre di Indipendenza.
Nel 1812 Napoleone fece arrestare Papa Pio VII, che, suo prigioniero, fu condotto in Francia proprio attraverso il Passo del Moncenisio.
La carrozzabile di Napoleone, nel tratto da Susa al Colle de Moncenisio, oggi ristretta a seguito dell’installazione della Ferrovia Fell e modificata per la costruzione della diga, costituisce la parte terminale della Strada statale 25 del Moncenisio.
Il 5 maggio 1859 2ª divisione del generale Joseph Vinoy, appartenente al IV Corpo dell’armata francese, raggiunge il Piemonte attraverso il Valico del Moncenisio.
Con la cessione nel 1860 della Savoia alla Francia, il Moncenisio è diventato il valico di confine tra i paesi, vedendo la realizzazione di grandi sistemi fortificati che dovevano difendere l’accesso al Passo da un’eventuale azione nemica.
Moncenisio nel ‘900
Negli anni trenta vi furono realizzati numerosi bunker per le opere in caverna del Vallo Alpino.
Nel 1940 il Colle e le zone circostanti furono coinvolte nella Battaglia delle Alpi Occidentali. Gli ultimi episodi bellici avvennero tra 1944 e 1945.
Con le rettifiche dei confini del 1947 stabilite dai Trattati di Parigi tutte le fortificazioni italiane sono passate in territorio francese. Ne rimangono però molti resti, anche se ne è sconsigliata la visita per pericolo di crolli.
Marrons e ramasses
La maggior parte degli abitanti del Moncenisio si occupava da secoli di far da guida ai viandanti, offrendo il trasporto mediante muli portantine chiamate ramasses, perché costruite con un fascio di rami.
I portatori erano detti marrons. La loro attività era garantita anche in inverno, rendendo l’itinerario attraverso il Moncenisio privilegiato rispetto a quelli che attraversavano gli altri colli alpini.
Cosa vedere al Moncenisio
Il paese si sviluppa prevalentemente lungo il corso del Torrente Cenischia e nei pressi si trovano due piccoli laghi alpini naturali.
Generalmente trascurato dal turismo di massa, presenta interessanti e rare fioriture estive ed è uno dei punti di partenza per la salita al Lac Roterel (o Lac de l’Arpon).
Più a monte sono presenti interessanti resti di installazioni militari e di una cava di pietra.
In tutte le stagioni si può ripercorrere con una bella escursione l’Antica Via Francigena, segnalata come Strada Reale, sia a monte del paese in direzione del Valico, sia a valle verso Novalesa.
Escursioni al Moncenisio
Punto di partenza per interessanti escursioni sui numerosi sentieri che attraversano le montagne sia d’estate che d’inverno, la Valle del Moncenisio possiede una straordinaria concentrazione di sentieri e strade ad alta quota che non hanno altri rivali nelle Alpi occidentali.
Sci di fondo al Moncenisio
Se la neve è ben assestata e non vi è rischio di valanghe, facendo attenzione nell’attraversamento di torrenti e strade e alle colate di ghiaccio coperte dalla neve, è possibile percorrere con gli sci da fondo i 10 chilomentri di perimetro del Lago del Moncenisio in circa 3 ore.
Il Borgo di Moncenisio
Il Borgo di Moncenisio si sviluppa lungo il corso del Torrente Cenischia che lo taglia in due creando un’ambientazione molto particolare.
Vi consigliamo di passeggiare tra i vicoli e le case rimasti inalterati nei secoli, che testimoniano la vita e le consuetudini che un tempo accomunavano le famiglie del borgo. Presione testimonianze di un altra epoca sono il mulino, il lavatoio e il forno: quest’ultimo, restaurato nel 2014 e ancora oggi utilizzato in occasioni speciali.
Subito prima del Borgo di Moncenisio si incontrano due piccoli laghi alpini di origine glaciale dalle acque limpide: il Lago della Ferrera e il Lago Foppa.
Ecomuseo Le terre al Confine
L’antica casa comune ospita l’Ecomuseo Le Terre al Confine, uno dei 25 ecomusei riconosciuti dalla Regione Piemonte, in cui è narrata la storia del territorio attraverso gli oggetti quotidiani della tradizione montana.
Gli oggetti esposti offrono uno spaccato della vita quotidiana di un passato legato ai mestieri di montagna. Una sezione è poi dedicata alla fauna e alla flora di prati e boschi che circondano Moncenisio.
Nel periodo natalizio il borgo di Moncenisio si anima con lo Storico presepe del Moncenisio, mentre il 23 Aprile, festa patronale dedicata a San Giorgio, le donne in costume tradizionale accompagnano la processione con la statua del Santo patrono.
La flora

Le particolari condizioni climatiche e geologiche, hanno permesso quì la conservazione di molteplici specie vegetali, concedendo a questo valico alpino il privilegio di ospitare anche specie di grande interesse a livello europeo, osservabili in poche altre località delle Alpi occidentali, come la saponaria gialla la carex glacialis diffusa, oltre che al Moncenisio, solo nelle zone artiche, la campanula cenisia, la viola cenisia che crescere e spunta tra le rocce alpine tra i 1700 e i 2700 metri.
Per preservare la straordinaria flora il sito è diventato biotopo: I 6250 ettari che circondano il Lago del Moncenisio, compreso il Vallone delle Savine, godono di protezione da parte dello stato francese. La raccolta delle piante è proibita.
Il frassino plurisecolare di Moncenisio
Nella piccola piazzetta di fronte alla Chiesa parrocchiale, tra l’antica chiesa di San Giorgio e il torrente, vi è un frassino plurisecolare di oltre 3 secoli, tra i più antichi alberi monumentali del Piemonte cui è legata la tradizione orale di una curiosa usanza.
Al termine dei battesimi i bambini del paese venivano appesi ad un ramo del frassino leggermente sporgente verso il Torrente Cenischia. Se il bambino resisteva era un considerato degno, se cadeva nel Cenischia era destinato a scendere a valle trasportato dalle acque e qualora fosse sopravvissuto a diventare abitante di Novalesa.
Si ritiene che il frassino sia stato piantato piantato nel corso della Rivoluzione francese come albero della libertà, manifestazione dell’esultanza popolare per la caduta dei regimi assolutistici negli ultimi anni del Settecento.
Le meridiane di Moncenisio
Caratteristica del Borgo di Moncenisio è la presenza di numerose meridiane con scritte in lingua francoprovenzale.
Le fortificazioni del Moncenisio
A dispetto dell’atmosfera di pace che avvolge il visitatore, il Moncenisio reca le tracce dei conflitti tra Italia e Francia che segnarono il periodo a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900, riscontrabili in particolare nelle 6 fortificazioni ottocentesche del Moncenisio, oggi meta di escursionisti.
Piazza del Moncenisio
Fin dall’Unità di Italia, quando il Moncenisio divenne zona di frontiera con la Francia, fu oggetto di importanti lavori di fortificazione che si protrassero fino al 1943.
Tra il 1874 e il 1880, l’Esercito sabaudo costruì la Piazza Militare del Moncenisio, costituita da una serie di fortificazioni in pietra, a cui si aggiunsero batterie corazzate.
Negli anni Trenta, venne rafforzata ulteriormente la linea difensiva del Colle con bunker per le opere in caverna.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il Moncenisio fu teatro di diversi episodi bellici, come la Battaglia delle Alpi Occidentali.
Durante l’attacco italiano del Giugno 1940 le postazioni del Moncenisio ingaggiarono pesanti scontri di artiglieria con le opere francesi del settore e supportarono l’avanzata italiana, arrestata dalla fortissima resistenza francese.
In occasione degli scontri però nessuna opera cadde nelle mani degli assalitori, dimostrando l’efficacia del sistema difensivo del settore.
Nel 1943 le opere maggiori furono occupate da truppe tedesche e della R.S.I. e divennero oggetto di pesanti scontri con le formazioni partigiane nell’Aprile 1945.
Alla fine del conflitto tutte le fortificazioni e il territorio circostante passarono sotto il controllo del Governo francese, secondo quanto previsto dai Trattati di Parigi del 1947.
Nonostante la distruzione sistematica delle fortificazioni italiane da parte dei francesi che seguirono la pace, molti ruderi sono ancora esistenti e ogni diventano meta di escursioni. Tuttavia la Francia ne sconsiglia l’avvicinamento per il pericolo di crolli.
Forte Varisello, Moncenisio

Costruito tra il 1877 ed il 1883, il Forte Varisello, sull’Altura del Varisello, era il centro del comando e più grande dei 3 forti del Primo sbarramento del Moncenisio: Forti Cassa, Varisello e Roncia.
Ha pianta pentagonale con fossato di protezione ed è dotato di due piani con ordini di fuoco sovrapposti, come i vicini Forte Roncia e forte Cassa.
Vista la funzione di centro di comando della Piazza era dotato di un grande deposito di munizioni per i 420 uomini di presidio e per le fanterie mobili operanti nella zona, infermeria, magazzini per i viveri, forni per la cottura del pane e una stazione eliografica-ottica che metteva in comunicazione il forte con le altre opere della zona e con il Forte Pampalù di Susa.
I proiettori elettrici che permettevano l’illuminazione notturna della zona del pianoro del Moncenisio dal 1883, furono i primi esperimenti di illuminazione notturna di un campo operativo militare in Italia.
Al Forte si accedeva tramite un ponte levatoio posto sul fossato davanti al portale d’ingresso.

Verso la metà degli anni ottanta del XIX secolo venne realizzata la Batteria esterna del Varisello, un’opera di appoggio al forte posizionata lungo la strada di accesso, con i magazzini ed i locali di caricamento in galleria lungo la Strada militare del Pattacroce.
L’operatività del forte Fu ridotta nel tempo. Nel primo decennio del Novecento venne parzialmente disarmato in quanto le sue strutture in muratura non erano adatte a resistere ai colpi delle granate torpedini.
Tra il 1909 ed il 1910 venne utilizzato dallo stesso Regio Esercito italiano, come bersaglio per le prove di tiro di artiglieria dei nuovi cannoni 149 A. A seguito del bombardamento, il lato occidentale del forte subì gravi danni ed il crollo pressoché completo delle casematte.
Data la scarsa resistenza della tecnica costruttiva delle fortificazioni in pietrame ai nuovi tipi di armi da artiglieria, il 10 gennaio 1910 i Forti Varisello, Roncia e Cassa del Moncenisio vennero radiati dal novero delle fortificazioni attive e furono utilizzati soltanto più come magazzini ed alloggi per le truppe di stanza in zona.
In seguito alla sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale ed alle condizioni dei Trattati di Parigi, la zona del pianoro del Moncenisio venne ceduta alla Francia e con essa il forte, che versa oggi in buone condizioni di conservazione nonostante i danni dovuti ai cannoneggiamenti.
Forte Cassa, Moncenisio
Assieme al Forte Varisello e al Forte Roncia, il Forte Cassa, edificato tra il 1877 ed il 1882 in posizione strategica a nord-est del lago (allora presente sul pianoro del Moncenisio) era uno dei 3 grandi forti del primo sbarramento del Moncenisio. Come gli altri 2 era un’opera a fossa con pianta poligonale e due ordini di fuoco.
Era servito dalla Strada militare Forte Cassa che, partendo dalla Borgata Gran Croce di Venaus si inerpicava lungo le pendici del Monte Lamet per circa 1200 m.
Nel 1968, dopo la guerra, il Forte, in corrispondenza dell’estremo settentrionale della costruenda nuova diga per il lago del Moncenisio, venne demolito ed inglobato nel muraglione di contenimento. Ne resta visibile la tagliata.
Un portale d’ingresso posto oltre il ponte levatoio serviva ad oltrepassare il fossato di 7 metri di larghezza e profondità.
Anche la polveriera del Forte Cassa, come quella del forte Varisello, si trovava sotto la spianata antistante l’ingresso e si raggiungeva tramite una galleria che partendo dalla caponiera all’angolo sud-occidentale sottopassava il fossato.
Dopo il 1885 a valle del Forte Cassa venne eretta sternamente la Batteria Occasionale del Cassa, destinata a difendere il fianco sinistro dell’opera.
Nell’ultimo decennio del 1800 venne aggiunta, a protezione del fianco destro del forte, la Tagliata del Cassa, una struttura di sbarramento di circa 400 metri di lunghezza che, partendo dallo spigolo nord-ovest del forte, giungeva ai pressi del Piano delle Fontanette, anch’essa dotata di un fossato di protezione.
L’ingresso principale della batteria dell’opera era posta in cima ed era raggiunto da una strada interna lungo la quale si trovavano le riservette e le camerate per i 120 uomini a presidio della Tagliata.
All’estremità settentrionale dell’opera, a protezione, vi era paravalanghe.
L’operatività del forte fu breve. Già nel primo decennio del Novecento venne disarmato ed utilizzato come gli altri due forti del Primo sbarramento del Moncenisio a deposito ed alloggio per le truppe di stanza al valico.
Non venne mai più riarmato, nemmeno durante secondo conflitto mondiale, né mai nemmeno colpito da fuoco nemico e si mantenne in buono stato di conservazione sin dopo la cessione alla Francia.
Nel 1968, a seguito dei lavori di ampliamento del Lago del Moncenisio implicanti la costruzione di una nuova più capiente diga, il Forte venne completamente demolito in quanto posto in corrispondenza del lato più settentrionale del nuovo sbarramento.
Sono ancora visibili la Tagliata del Cassa ed il fossato antistante, siti più a nord della diga.
Forte Roncia, Moncenisio

Il più piccolo forte del Primo sbarramento del Moncenisio è il Forte Roncia.
Sito su un pianoro del Monte Lamet, a pochi metri dal Torrente Roncia, domina da settentrione il Piano del Lago del Moncenisio con armamenti rivolti verso il Colle del Moncenisio e il Colle del Piccolo Moncenisio .
Era servito dalla Strada militare Forte Roncia, che si dipartiva dalla Strada statale 25 del Moncenisio.
Realizzato tra il 1877 ed il 1880 era a pianta circolare e con le stesse dotazioni tecniche dei vicini Forte Varisello e Forte Cassa. Era dotato di due ordini di fuoco di cui quello inferiore era destinato ai fucilieri mentre quello superiore era completamente casamattato.

L’opera è interamente circondata da un terrapieno oltre il quale vi è un fossato: per accedere al forte ci si avvale di un intaglio nel terrapieno e di un ponte levatoio che, oltrepassando il fossato, consente l’accesso all’ingresso principale.
Il Forte venne disarmato nel 1915 per portare i suoi armamenti al Fronte orientale e non venne più utilizzato come forte da difesa.
Nel 1937 venne riattivato come caserma per ospitare i 180 uomini a servizio dei presidi delle opere strategiche della zona e le casematte del piano superiore vennero adattate a camerate.
Le funzioni militari del forte Roncia durante la costituzione del Vallo alpino occidentale vennero assunte dalla vicina Batteria B4, completamente in caverna e di concezione più moderna rispetto al forte ottocentesco.
Come gli altri forti del pianoro del Moncenisio venne ceduto alla Francia in seguito alla sconfitta dell’Italia.
Attualmente la costruzione è in buone condizioni di conservazione, anche grazie ai lavori di restauro effettuati nei primi anni del XIX secolo ed è visitabile.
L’accesso attuale è dal Piano delle Fontanette, a fianco del Lago.
Batteria Paradiso, Moncenisio
La Batteria Paradiso è una fortificazione nel Valico alpino del Colle del Moncenisio realizzata fra il 1904 e il 1908 sulla sommità del Massiccio roccioso del Paradiso, posto al termine meridionale del Pianoro del Moncenisio, subito a nord della Piana di San Nicolao.
Inizialmente in territorio italiano, a seguito del trattato di Parigi francese, ne rimangono solo alcuni ruderi.
Fu la prima delle due batterie corazzate ad essere costruita sul Pianoro del Moncenisio insieme alla Batteria La Court, successivamente all’edificazione dei Forti ottocenteschi Cassa, Roncia e Varisello, per la constatazione che tali opere non sarebbero più state adatte a contrastare un eventuale attacco da parte della Francia contro la Valle di Susa.
Era una batteria corazzata su due piani, come la vicina Batteria La Court, dotata di una galleria fortificata per la difesa ravvicinata lunga circa 600 metri lungo lo spalto a ovest della stessa e alla quale si accedeva tramite un tunnel dal piano terra.
Era poi presente il corpo di guardia posto al termine della strada di collegamento con la sottostante Piana di San Nicolao.
Era servita dalla Strada militare bivio Forte Cassa-Batteria Paradiso, che la collegava con il sottostante Forte Cassa e con la Batteria La Court (più esposta ai tiri nemici) e dalla Strada militare Batteria Paradiso che la collegava direttamente alla Piana di San Nicolao (molto più tortuosa ma al riparo dal tiro nemico grazie alla protezione del saliente roccioso delle Scale del Moncenisio).
Una delle uniche 4 batterie corazzate del Vallo alpino occidentale assieme alla Batteria dello Chaberton, al Forte Pramand ed alla Batteria La Court, fu poco utilizzata fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
I suoi armamenti, assieme a quelli della Batteria La Court, non vennero spostati al fronte orientale durante il Primo conflitto mondiale, durante il Secondo conflitto mondiale, invece, furono tra i più attivi del Vallo alpino occidentale, utilizzati per bombardamenti sia nella Battaglia del giugno ‘40 che, una volta presi dai tedeschi, nelle battaglie del 1944-1945.
In seguito alla sconfitta dell’Italia e alla cessione della zona alla Francia venne completamente disarmata e smantellata. I resti vennero poi utilizzati come materiali da riempimento della Diga. Ne resta solamente il corpo di guardia.
Batteria La Court, Moncenisio

La Batteria La Court, parte delle Fortificazioni del valico alpino del colle del Moncenisio, fu una batteria corazzata su due piani in calcestruzzo, come la gemella Batteria Paradiso, realizzata fra il 1905 e il 1910 sulla sommità del Massiccio roccioso della Court.
Era servita dalla Strada militare bivio strada Batteria Paradiso-Casermette presso che la collegava con la vicina Batteria Paradiso attraverso il Colle delle Finestre.
Dalla Batteria Paradiso si raggiungeva, tramite la Strada militare bivio Forte Cassa-Batteria Paradiso, il sottostante Forte Cassa oppure, tramite la Strada militare Batteria Paradiso, la Piana di San Nicolao.
Distrutta dall’esercito tedesco alla fine della Seconda guerra mondiale per evitare che venisse conquistata dagli alleati, ne rimangono solo alcuni ruderi.
Batteria Pattacroce, Moncenisio
La Batteria Pattacroce, realizzata sulla sommità del Monte Pattacroce tra il 1887 e il 1889, ad un’altezza tale (2395 m s.l.m.) da sovrastare tutte le altre fortificazioni della zona sia dal versante italiano che da quello francese, allora completamente privo di difese stabili.
Venne costruita successivamente ai Forti Cassa, Roncia e Varisello per contrastare l’eventuale avanzata nemica proveniente dal Colle del Piccolo Moncenisio.
Era una batteria di protezione poligonale dotata di un fossato di protezione di 3 lati, mentre il quarto lato era protetto dal precipizio sottostante.
A una quota inferiore rispetto alla batteria principale venne predisposta la Batteria Bassa del Pattacroce, un’opera semi-permanente di supporto alla Batteria vera e propria armabile in caso di necessità.
I suoi colpi potevano spazziare dal Colle del Piccolo Moncenisio ai Colli Sollieres e Beccia, supportando i tiri provenienti dal Forte Roncia.
La vita della batteria fu però molto breve: pochi anni dopo la sua costruzione l’esercito francese, edificando i Forti Mont Froid e Petit Turrà a un’altitudine superiore, la rese vulnerabile.
I due forti potevano infatti distruggerla in poche ore di bombardamenti. Per questo tra il 1904 e il 1905 l’esercito italiano ne smantellò l’armamento per trasferirlo alla Batteria Paradiso.
Il sito della Batteria Pattacroce restò presidiato militarmente per il ricovero delle truppe e al suo posto venne costruita, nell’ambito delle fortificazioni del Vallo Alpino Occidentale la batteria in caverna B5, scavata sotto la batteria originaria.
Già in stato di abbandono nel periodo della seconda guerra mondiale, versa oggi in pessimo stato di conservazione: si riconoscono ancora gli spazi posti tra una postazione e l’altra, mentre nelle varie piazzole, un tempo destinate ad ospitare i cannoni, si notano i paioli di ancoraggio degli stessi.
Caserma difensiva del Malamot, Moncenisio

La Caserma difensiva del Malamot venne edificata nel 1889 sulla sommità del Monte Malamot per contrastare eventuali attacchi nemici dalla zona del Lago Bianco e del Monte Pattacroce.
Fino alla costruzione della Batteria dello Chaberton, iniziata nel 1898, fu la costruzione militare a quota più elevata nel territorio italiano a 2914 m s.l.m.
Costruzione a due piani in muratura di pietra, con getti di calcestruzzo a sostegno delle putrelle di acciaio che reggevano i pavimenti ed il tetto, ara composta da tre corpi di fabbrica distinti che seguivano l’andamento montuoso del terreno in comunicazione telefonica con la Batteria Pattacroce, posta ad una quota inferiore, e con il Forte Varisello sul Pianoro del Moncenisio.
A nord-ovest vi era un camminamento in scalini, in parte protetto, che conduceva all’osservatorio dell’opera sulla cima del Monte Malamot a pochi metri dal confine di allora.
Contestualmente sua realizzazione venne costruita su un rilievo a nord-est del Colletto del Malamot la Batteria in barbetta Malamot, che doveva venir in appoggio ai cannoni della caserma difensiva per coprire tutta la zona del Colle del Piccolo Moncenisio.
Altre batterie in appoggio a quelle in cima al Monte Malamot erano state edificate a quote più basse.
L’edificio e le sue attinenze erano serviti dalla strada militare Bivio Varisello-Giaset-Malamot attualmente non più percorribile con mezzi a motore.
Lungo la Strada militare di accesso vennero anche costruite, nel 1891, le batterie di appoggio delle Frassere Alte e i 3 Ricoveri del Giaset, edifici in muratura capaci di ospitare ciascuno 20 uomini e 5 ufficiali e posti in una postazione strategica sul Colle Giaset, valico di confine tra Italia e Francia ed importante via di comunicazione tra la zona del Lago Bianco e l’Alta Val Savine che permetteva l’aggiramento delle opere esistenti al Moncenisio.
In seguito alla sconfitta dell’Italia la zona venne ceduta alla Francia. La caserma, già in stato di abbandono versa in cattivo stato di conservazione. Ne rimangono i muri perimetrali con le fessure per le finestre e le feritoie, la scalinata per l’osservatorio sulla punta del monte e l’osservatorio, protetto negli anni trenta da una torretta in cemento armato poiché riutilizzato come osservatorio della sottostante opera in caverna.
Sui muri della caserma sono presenti targhe che commemorano l’anno di apertura, la quota di costruzione, la ditta costruttrice ed il nome dell’opera, sulle rocce circostanti numerose le incisioni lasciate a memoria dagli uomini di presidio.
Stessa sorte della Caserma difensiva del Malamot è toccata alle varie batterie ausiliarie ed ai Ricoveri del Giaset, dei quali non restano che i muri perimetrali, le pietre decorative poste a contorno di porte e finestre e poco altro.
Forte Pampalù, Mompantero
Il Forte Pampalù, edificato tra il 1891 ed il 1894 allo sbocco della Val Cenischia sulle Falde del Rocciamelone serviva a rafforzare il margine orientale del Colle del Moncenisio ed intervenire in caso di superamento dello stesso da parte delle truppe nemiche.
Proprio per questo motivo, nonostante nel frattempo fossero già state costruite al Moncenisio le più moderne Batterie Paradiso e La Court, nel 1913 la funzione del Forte Pampalù era definita insostituibile nella difesa degli sbocchi meridionali del Valico del Moncenisio.
Il forte era costituito da 2 batterie a quota differente. La Batteria Superiore era posizionata in modo che i tiri di questa coprissero la zona alta della Val Cenischia ed il tratto intermedio della Statale del Moncenisio.
La Batteria Inferiore circa 200 metri più in basso rispetto alla prima, aveva come campo d’azione, la bassa Val Cenischia nel tratto tra Giaglione e Ferrera.
Nel 1893 venne edificata, a supporto del forte principale, lungo la strada militare che vi conduceva, la Batteria di Pian del Paradiso per coprire il tratto basso della Strada dei Moncenisio.
Il forte Pampalù aveva un importante ruolo nelle comunicazioni tra le strutture militari della zona: con la sua stazione ottica, era in costante comunicazione con i forti Varisello al Moncenisio, Exilles, Susa e con la Guglia del Mezzodì.
Era servito dalla strada militare Susa-Monte Pampalù, lunga circa 15.000 metri e classificata come strada minore carrellabile, attualmente ancora percorribile.
Come buona parte delle fortificazioni della zona venne privato dei suoi armamenti nel 1915 in quanto i cannoni vennero inviati al Fronte contro l’Impero austro-ungarico, in occasione della prima guerra mondiale e, disarmato, mantenne soltanto più un presidio di uomini al suo interno.
Le sue strutture vennero adibite a deposito di cheddite, polvere esplosiva utilizzata per effettuare blocchi stradali. Proprio tale materiale fu la causa della violenta esplosione accidentale che il 4 giugno 1920 distrusse quasi completamente le strutture del forte causando 2 morti e 5 feriti.
Sui ruderi del forte, nel giugno 1940 si insediò la 208ª batteria della Guardia alla frontiera impegnata nella Battaglia di giugno contro la Francia.
Rimane ben visibile il portale d’ingresso al forte, recante ancora il nome della batteria.
All’interno della Batteria superiore, il cui piazzale è attualmente completamente occupato da ripetitori televisivi, sono ancora ben distinguibili le piazzole per i cannoni alternate a traverse all’interno delle quali erano site le riservette per le munizioni. Tra le piazzole e la polveriera erano posizionati dei locali per il confezionamento dei proietti.
Meglio conservata è la Batteria inferiore, della quale, attorno al cortile interno, sono ancora ben visibili le due postazioni di tiro.
Forti del Moncenisio: conclusioni
Ad oggi il forte meglio conservato del Moncenisio è il Forte del Roncia, l’unico accessibile al pubblico.
Un altro, ancora in discrete condizioni, che domina il lago, situato alla sua estremità sud-est e facilmente raggiungibile anche in auto, percorrendo la strada sterrata che corre sulla sommità della diga è il Forte del Varisello, raggiungibile con poche centinaia di metri a piedi.
Nella stessa piana si trovano ruderi di varie installazioni militari risalenti agli anni trenta del Novecento facenti parte del Vallo alpino, come, all’imbocco del pianoro, l’opera difensiva in caverna artificiale.
Ormai in rovina sono i Forti del Monte Freddo (verso il Piccolo Moncenisio), il Forte della Turra, del Malamot e di Pattacreuse .
Le strade militari che servivano i forti Malamot, Pattecreuse e Roncia sono chiuse al traffico e richiedono parecchio tempo per essere percorse a piedi.
Sul versante italiano rimane ancora perfettamente conservata la Vecchia dogana francese.
L’antica ferrovia del Moncenisio: il sistema Fell

Salendo al Colle del Moncenisio si incontra, in ottimo stato di conservazione e percorribile senza attrezzature particolari, un tunnel superstite della Ferrovia del Moncenisio o Ferrovia Fell in funzione dal 1867 al 1870.
Sistema Fell: la ferrovia a binario centrale
Il Sistema ferroviario Fell o ferrovia a binario centrale fu ideata dall’ingegnere inglese John Barraclough Fell per aumentare l’aderenza delle locomotive in modo da poter percorrere tratte particolarmente ripide e tortuose.
Questa tecnologia rese più rapide le comunicazioni tra Italia e Francia tramite il Valico del Moncenisio durante i lavori di costruzione del Traforo ferroviario del Frejus.
Dopo circa nove anni e mezzo dall’inizio degli scavi del Traforo del Frejus, i lavori erano giunti poco oltre la metà; l’opinione pubblica era preoccupata. Un banco di quarzite rendeva difficile l’avanzamento dal lato di Modane e si temeva che occorresse ancora oltre un decennio per portare a termine l’opera.
Nel giro di pochi anni il traffico tra l’Italia e la Francia era più che triplicato e la Strada del Moncenisio, difficilmente praticabile durante l’inverno, era congestionata oltre misura.
La società inglese Brassey propose ed ottenne dai governi italiano e francese di impiantare provvisoriamente lungo la Strada napoleonica una ferrovia con il sistema ideato da John Fell.
Il 1° maggio 1866 si diede inizio alla posa dei binari, che procedette velocemente e terminò alla scadenza prevista.
L’Amministrazione della Città di Susa aveva considerato tutt’altro che benevolmente l’impresa poiché la popolazione di Susa viveva sul transito. In effetti, terminata la costruzione della ferrovia e sostituito il trasporto ordinario delle merci con quello ferroviario, la maggior parte degli abitanti abbandonò il paese.
La realizzazione era stata completata in poco più di due anni, ma già nei primi sedici mesi di lavoro erano stati postati 77,8 chilometri di binario unico, 46 dei quali con terza rotaia.
Erano state scavate sette gallerie in roccia e costruite tre in muratura, oltre ad 8 chilometri di ripari in legno e lamiera, tutte le stazioni e alcuni viadotti.
La linea, che si snodava per una lunghezza di *79 chilometri, veniva aperta al traffico il 15 giugno 1868: da quel giorno almeno 4 treni al giorno affrontarono il valico.
Con la sua inaugurazione scomparivano le storiche diligenze trainate da cavalli e i Marrons, che accompagnavano i viaggiatori lungo la strada del Moncenisio anche in inverno.
Mentre la Ferrovia Fell svolgeva il suo servizio, i lavori del traforo si avviavano rapidamente alla conclusione: il 26 dicembre 1870 esplose la carica che ne abbattè l’ultimo strato di roccia.
I treni del Moncenisio si fermarono per sempre il 1 Novembre 1871.
Con la soppressione della Ferrovia Fell, l’intero impianto rotabile fu smontato ed il materiale utilizzato in altre ferrovie, come le locomotive e le carrozze in Svizzera tra Losanna e Escalleur e in ferrovie che utilizzavano la stessa tecnologia in Brasile.
Per limiti tecnici che influivano sulla velolcità infatti la Ferrovia Fell, non sarebbe stata di beneficio per il traffico internazionale.
Nei suoi pochi anni di attività comunque vennero percorsi 320.000 chilometri trasportando 100.000 viaggiatori, tra cui nomi illustri come l’imperatrice francese Eugenia de Montijo (moglie di Napoleone III), il *Principe del Galles e futuro re Edoardo VII e l’alpinista Edward Whymper.
Dopo la chiusura della Ferrovia Fell, le gallerie, soprattutto nella zona di Lanslebourg-Mont-Cenis, vennero inizialmente utilizzate come ghiacciaia e per trasportare il ghiaccio verso alcune località francesi come Chambéry e Aix-les-Bains. I caselli sono oggi utilizzati come depositi dall’ANAS.
Una macchina a vapore, la IH 199 Moncenisio è attualmente conservata in Nuova Zelanda nel museo Fell Engine.
A partire dalla Ferrovia del Moncenisio il Sistema Fell venne adottato in tutto il mondo, come in Brasile nella provincia di Rio de Janeiro, Perù, Nuova Zelanda e Francia presso Clermont-Ferrand. L’unica ferrovia ancora attiva ad utilizzare il sistema Fell è nell’Isola di Man in Inghilterra.
Funzionamento del Sistema Fell
Il Sistema Fell consentiva di aumentare l’aderenza alla ferrovia mediante l’utilizzo di due coppie di ruote motrici supplementari poste orizzontalmente e premute su una rotaia centrale da potenti molle al fine di permettere il superamento di forti pendenze e l’inserimento del convoglio in curve molto strette senza pericolo di deragliamento.
La rotaia centrale, sopraelevata di 20 cm, era necessaria soltanto nei tratti di linea con pendenza maggiore o più tortuosi, nel resto della linea il funzionamento era analogo a quello di un treno tradizionale.
Il treno era provvisto di tre vagoni passeggeri con 16 sedili l’uno posti longitudinalmente e tre vagoni per il trasporto merci, poteva trasportare in tutto 48 passeggeri alla velocità di 25 km/h in salita e di 17 km/h in discesa. La durata del viaggio era di 5 ore rispetto alle 12 delle diligenze e la linea era percorsa da 4 treni al giorno, che effettuavano le tratte di andata e ritorno.
Il percorso della ferrovia Fell
Lasciata Susa, la linea risaliva servendo le località di Giaglione, Moretto e Bard fino al confine con la Savoia. Il percorso ridiscendeva seguendo il tracciato della Strada napoleonica.
Le stazioni poste lungo la linea erano Fourneaux, Gran Croce e Lansleburg, dov’era presente un deposito locomotive analogo quello di Susa.
Della Ferrovia Fell del Moncenisio rimangono oggi poche tracce: alcune gallerie lungo la statale, un tratto di fronte al ricovero, il muro a monte di una galleria poco più in su, altri resti nei pressi delle scale e qualche rudere oltre il colle.
Il Lago del moncenisio

Nei pressi del Colle del Moncenisio si trova il Lago del Moncenisio o Lac du Mont-Cenis.
Anche se geograficamente in Val di Susa, la sua collocazione politica è in territorio francese.
Anticamente in lovo vi era un *piccolo lago naturale. Nel 1921 venne costruita una prima diga di contenimento e nel 1968 quella attuale in materiale naturale.
Il Lago del Moncenisio alimenta la centrale idroelettricha italiana di Venaus e quella francese di Villarodin.
Nelle aque del Lago sono sommersi i resti dell’Antico ospizio del Moncenisio e di alcune dighe più antiche, affioranti quando le acque del lago sono più basse.
Ogni 10 anni, il lago viene totalmente svuotato per consentirne la manutenzione della diga ed è possibile passeggiare sul fondale, rivivendo un passato ormai dimenticato.
Dal lago si genera il Torrente Cenischia affluente della Dora Riparia.
La Cappella a piramide del Moncenisio
Di fianco al Lago del Moncenisio, in località Plan des Fontainettes, si trova una Cappella a forma piramidale, la cui forma è a ricordo della Campagna in Egitto di Napoleone Bonaparte.
Di fronte, ogni terza domenica di luglio, si tiene l’Alpage, tra i Comuni di Novalesa e Lanslebourg, momento di festa ed incontro tra i due versanti.
Il giardino botanico
Nei pressi del Lago del Mocenisio vi è il Giardino botanico del moncenisio, a ingresso libero, con vista mozzafiato sul Lago in cui si contano più di 700 specie vegetali.
L’Ospizio del Moncenisio
Nel ‘800 l’imperatore Ludovico il Pio fece costruire un Ospizio come punto di ristoro per i viandanti.
Napoleone lo rimaneggiò nel 1800 come punto di appoggio per gli eserciti che attraversavano il Colle.
Nella seconda metà del Novecento, con la copertura della Conca del Moncenisio da parte delle acque dell’attuale Lago, l’ospizio venne sommerso.
L’antico ospedale dei Malabaila d’Asti e la cappella romanica
Nella Piana di San Nicolao, territorio francese dal 1947, si trova l’Antico Ospedale fondato dai Malabaila di Asti nel XIV secolo per l’assistenza ai viaggiatori e l’attigua cappella in stile romanico risalente al XII secolo.
Lago d’Arpone e Lac de Roterel
A pochi passi dal Moncenisio, ai piedi del Ghiacciaio di Bard, ad un altezza di 1821 metri vi è il Lago d’Arpone: un magnifico specchio d’acqua.
Fino agli anni ’50 utilizzato per alimentare le centrali di idroelettriche di Novalesa e Saluroglio, divenuto improduttivo fu abbandonato.
Tutta la zona dell’Arpone era un importante punto strategico per l’accesso verso Susa dall’Altopiano del Moncenisio, anche se ad oggi dei trinceramenti sembrerebbe non esservi più traccia.
Il sentiero panoramico che in 1 ora e 40 minuti conduce al Lago attraverso i boschi è perfetto per ciaspolate invernali, gite a piedi e in mountain bike.
Partendo dalla fine dell’abitato di Bar Cenisio si seguono le indicazioni per il Rifugio Vacca imboccando la Strada Reale, la strada militare sterrata che prima della costruzione della Strada Napoleonica veniva utilizzata per trasportare merci e persone su slitta attraverso il Valico del Moncenisio.
Dal Lago di Arpone si può proseguire fino al Lac de Roterel percorrendo altri 30 minuti di carrareccia militare.
Da qui inizia la discesa che condurrebbe al Forte di Variselle, sopra il **Lago del Moncenisio.
Percorrendo ancora 2 chilometri e prendendo la stradina che scende a destra arriviamo si arriva alla Vecchia cava dove troviamo alcuni edifici e resti dei macchinari, testimonianze di archeologia industriale.
Proprio sopra la cava la stradina è franata obbligando a deviare su un sentierino a sinistra.
Il sentiero dei Gufi di Bar Cenisio
Nel 2016 è stato inaugurato nel piccolo e caratteristico Borgo di Venaus il primo sentiero al mondo sui gufi, una piacevole passeggiata che si snoda nel bosco su due tracciati di facile percorrenza. Entrambi i percorsi si possono percorrere di giorno e di notte (con l’ausilio di torce) in tutte le stagioni, ma in presenza di neve è necessario avere con sé le ciaspole.
Nel tracciato basso è possibile ammirare allocchi, in quello alto gufi, civette e picchi neri. Entrambi sono provvisti di numerosi cartelloni informativi.
Non trattandosi di uno zoo gli avvistamenti non sono garantiti: serve pazienza e tanto silenzio!
Il sentiero basso dei gufi
Il Sentiero basso dei Gufi è un percorso ben segnalato e percorribile anche alla luce della luna che parte da Venaus e arriva a Bar Cenisio, sviluppandosi su uno sterrato chiuso al traffico che attraversa il cimitero di Venaus, orti, radure, ruscelli, castagneti e boschi.
Quì è facile incontrare, nelle giornate piovose, la salamandra pezzata e la rana temporaria. I birdwatchers potranno osservare lo sparviere, il picchio rosso, il picchio verde e la poiana. Soprattutto di notte ci si potrà imbattere in volpi, tassi, cervi, caprioli, cinghiali e con molta fortuna lupi.
Il Sentiero dei Gufi Alto
Il Sentiero dei Gufi Alto parte invece da Bar Cenisio. Da qui, attraversando un’ampia prateria, si raggiunge un bosco con larici alternati a faggi e betulle.
Di giorno si può ascoltare il canto del picchio nero, di notte quello della civetta e dell’allocco. Qui il cervo è molto comune. Sono invece sporadici gli avvistamenti di lupi. In inverno i camosci possono scendere fino al lariceto.
Regolamento del Sentiero dei Gufi
Il Sentiero dei Gufi, accessibile a chiunque, richiede il rispetto di alcune regole volte a tutelare l’ambiente naturale: è richiesto di non far chiasso, tenere i cani al guinzaglio, non disturbare gli animali, non danneggiare le piante e non lasciare rifiuti, non abbandonare il sentiero principale.
Curiosità sul Moncenisio
Il nome Moncenisio sembra derivare da Monte delle ceneri. Secondo la tradizione a seguito di un incendio boschivo si sarebbero accumulate delle ceneri in loco, la cui traccia è effettivamente stata trovata durante i lavori della costruzione della strada napoleonica.
Dal 1902 viene disputata sul lato italiano del Valico del Moncenisio una fra le più antiche corse automobilistiche su strada in salita, la corsa automobilistica Susa-Moncenisio.

Con solo 37 abitanti Moncenisio è oggi il quarto comune meno popoloso d’Italia.
In camper al Moncenisio
Che tu sia solo di passaggio o decida di optare per una vera vacanza, se viaggi in camper o in van ti consiglio di aggiungere il Colle del Monceniso alle tue mete!
Lungo le sponde vi sono diversi punti dove sostare e sul versante nord del lago un parcheggio dove ad oggi è possibile pernottare.
Come arrivare
Il Moncenisio si trova in una valle laterale della Val Susa, la Val Cenischia che mette in comunicazione la Val di Susa con la Maurienne e la Valle dell’Arc, in Francia
Per raggiungere il Colle del Moncenisio si utilizza ancora la Strada napoleonica che parte da Susa: la Statale SS25 che diventa D1006 in territorio francese.
La parte finale con i tornanti a zig zag che costeggiano la diga, chiamati “Gran scala del Moncenisio” e i guard-rail in pietra e legno fedeli agli originali di inizio Ottocento, rendono il percorso unico e spettacolare.
Terminati i tornanti si arriva in un grande pianoro circondato dalle cime delle montagne al cui centro vi è il Lago del Moncenisio.
Il Colle del Moncenisio non è servito da mezzi pubblici, ma se puoi raggiungere Susa in treno e conquistare il Valico del Monceniso con una pedalando.
Immagini in licenza Creative Commons:
Viola Cenisia Plantnet
Wikimedia Commons
Immagini dei forti: Thierry Llansades